L’etica è difficilmente coniugabile con il mercato. Ma l’ideologia liberista sostiene che solo il mercato è in gradi di massimizzare l’utilità, di “distribuirla”. Analoghe le affermazioni dell’utilitarismo, che ovviamente ha un’impostazione più egualitaria del liberismo puro e su cui si fonda, in un certo senso, l’idea socialdemocratica. Il mercato, dicono, va bene ma lo stato deve ridistribuire ricchezza. Ogni individuo vota in base ai suoi interessi e ciò impone allo stato di fare ciò che l’etica utilitarista ritiene giusto fare.
Le correzioni volute dai teorici della giustizia hanno portato a un vicolo cieco e esiti più pericoloso sono quelli del neoliberismo contemporaneo che lascia tutto al mercato e sostiene lo “stato minimo” o addirittura “stato nullo”. Per costoro ciò che conta è che si possa fare ciò che si vuole entro i limiti del mercato.
Ma queste teorie entrano in crisi anche perché non danno conto o usano in modo ambiguo il concetto di libertà. Oggi si è sviluppata una concezione nuova della libertà come reale libertà di scelta dell’individuo. Perché l’individuo sia in grado di progettare liberamente la sua vita devono esserci principi materiali. Arriviamo così a concepire l’azione politica non come massimizzazione del benessere o come giustizia ma come la predisposizione di condizioni di espansione della libertà per tutti gli individui. Allora lo stato sociale è giustificabile perché distribuire la ricchezza fa aumentare la libertà del povero più di quanto faccia diminuire quella del ricco. Non si parla di libertà genericamente ma di persone in senso specifico.
Ma la sinistra è ancora premoderna perché il suo modello di società è ottocentesco: uno stato che ha un’azione politica che incarna un’etica universale, per cui agisce al posto del popolo, non direttamente dalla sua volontà. Cioè è uno stato etico, al posto del proletariato. Mentre è necessaria la neutralità etica.
Il professor Ernesto Screpanti insegna a Siena Economia Politica e Storia dell’economia politica. Attualmente lavora allo studio del concetto di opportunità di scelta e alla costruzione di un approccio marxista ai conflitti relativi alla distribuzione sociale della libertà. Tra i suoi lavori: Comunismo libertario. Marx, Engels e l’economia politica della liberazione, Manifestolibri; Un mondo peggiore è possibile. Sei perle dalla triste scienza, Odradeck.